Sei all’inizio e vuoi lavorare come freelance? Comincia a chiederti quanto vale il tuo tempo.
Una delle domande che vengono poste più spesso all’Associazione Italiana Copywriter, a me e a colleghi e colleghe freelance, da chi è alle prime armi o da chi ancora studia, è “Quanto vale il mio lavoro?”. In mancanza di un tariffario ufficiale, l’unica risposta possibile ce la dà il buon senso, ed è “Quanto vale un’ora del tuo tempo?”, che ci riporta direttamente a un’altra domanda: “Quanto costa vivere?”.
Certo, calcolare il nostro lavoro all’ora è un’abitudine obsoleta e sbagliata. Una persona con molta esperienza riesce a fare in poche ore quello che chi ha poca esperienza impiegherebbe giorni a portare a termine. Senza contare il valore intrinseco di determinate prestazioni: un brand naming, per esempio, ha un valore altissimo, indipendentemente dal tempo impiegato per pensarlo, e può costare anche decine di migliaia di euro. Tuttavia, calcolare una tariffa oraria rende più semplice il ragionamento che voglio fare in questo articolo, con l’obiettivo di ribadire ancora una volta che il nostro lavoro ha un valore di base che ci deve permettere di vivere, altrimenti non è un lavoro, ma un hobby.
Ora, per vostra informazione, secondo un report Istat sulle spese dei consumi per famiglia, datato 9 giugno 2020, le famiglie italiane nel 2019 hanno speso in media 2.560 Euro al mese, cifra che è calata a 2.328 Euro l’anno successivo. Di cosa si compone questa cifra? Facile: affitto o mutuo, forniture di luce, gas, acqua, telefono e internet, cibo, abbigliamento, trasporti, spese per l’automobile (bollo, assicurazione, ecc.), e svago, per chi se lo può permettere.
Naturalmente, queste spese dipendono da tantissime variabili, come la numerosità del nucleo familiare o la collocazione geografica. Io so quanto spende al mese una famiglia composta da 4 persone e due gatti, in provincia di Roma, ma non so quanto costa la vita di un single o di una coppia a Napoli o a Torino.
In base alle statistiche a disposizione e anche un po’ “a sentimento”, facciamo due calcoli ipotetici su una persona che vive da sola in un monolocale in affitto a Milano. Quali saranno le sue spese medie mensili?
- Affitto: 800 Euro
- Cibo e spese per la casa: 300 Euro
- Forniture luce, acqua, gas, telefono: 200 Euro
- Abbonamento mezzi pubblici: 40 Euro
Siamo già arrivati a 1.340 Euro al mese, senza considerare abbonamenti a tv in streaming, abbigliamento, vacanze e svaghi in generale. È plausibile ipotizzare che per vivere dignitosamente a Milano, una persona single abbia bisogno almeno di 1.500/2.000 Euro al mese.
Ora, problema (come alle elementari, ma stavolta senza il contadino):
Un copywriter di nome Mario vive a Milano dove lavora come freelance. Quanto deve far pagare il suo lavoro all’ora per guadagnare 2.000 euro al mese?
Soluzione:
È molto semplice, in realtà. Se ragioniamo sulle classiche 40 ore lavorative a settimana, sappiamo che in un mese ci sono in media 160 ore di lavoro. Quindi il calcolo si fa velocemente:
2.000 / 160 = 12,5 Euro all’ora
Un attimo però, non abbiamo considerato una cosa: le tasse.
Senza stare a fare calcoli su regime ordinario e forfettario, facciamola più semplice: in Italia, se hai la partita Iva, la metà di quello che fatturi non è tuo. Quindi per guadagnare 2.000 Euro al mese, Mario deve fatturarne 4.000.
Rifacciamo il calcolo:
4.000 / 160 = 25 Euro all’ora
Abbiamo trovato la soluzione? Neanche per sogno, perché non è detto che Mario, che è un freelance, riesca a trovare sempre clienti che gli assicurino di lavorare 160 ore al mese, 12 mesi all’anno. E quindi come fa? Decide di dare alle sue ore di lavoro almeno il doppio del valore, valutando poi progetto per progetto. Partirà quindi calcolando almeno 50 Euro all’ora per ogni lavoro che gli arriva.
Ora, attenzione, questo non significa che se ci viene affidato un lavoro che ci porterà via almeno una settimana, dobbiamo calcolare per forza 40 ore settimanali moltiplicate per 50 Euro (e che quindi qualsiasi lavoro di quella durata dovremo farlo pagare 2.000 Euro). Perché?
Quello che dobbiamo abituarci a fare è valutare sempre, SEMPRE, il progetto nella sua interezza, non la tariffa oraria. Come ho già detto all’inizio, ci sono lavori che hanno un valore molto alto a prescindere dal tempo impiegato per portarli a termine. Teniamo anche presente che tutto quanto scritto sopra rappresenta una media ponderata all’interno di un settore in cui c’è una forte differenza tra professionalità.
Non avendo un tariffario ufficiale, questa cifra ci serve come riferimento per arrivare a una tariffa giusta, quella che ci consente di vivere, e non di sopravvivere o di fare un hobby sfizioso mentre viviamo ancora con mamma e papà a 35 anni.
Abituiamoci a dare al nostro lavoro, ma soprattutto a noi come persone, la dignità che meritiamo.
Daniela Montieri