C’è solo un modo per scoprirlo davvero: devi dircelo tu.
Una volta raccolte almeno 500 testimonianze proveremo a darti una risposta quanto più vicina possibile alla domanda: quanto guadagna un copywriter freelance oggi in Italia.
Perché se provi a cercare su Google in meno di 0,40 secondi puoi avere quasi 40.000 risposte. Risposte che variano. Si passa dai 1.500/3.000 € lordi al mese, ai 77.433 € all’anno, fino agli 0,010 €/parola (iva incl.), nella sola prima pagina dei risultati di ricerca (no, non è vero, l’ultima cifra l’abbiamo presa direttamente da offerte di lavoro fatte in privato su LinkedIn, troppo significativa per non aggiungerla).
Insomma una domanda fra le più scottanti che non riesce ad avere una risposta abbastanza soddisfacente. E così, come Associazione Italiana Copywriter abbiamo lanciato un’indagine sui compensi richiesti dai copy freelance che hanno partita IVA. Più persone saremo a raccontare preventivi (sbagliati) accettati al volo e contrattazioni al ribasso da parte del cliente o del collaboratore di turno, meglio riusciremo a rispondere a questa domanda. Una domanda che cuoce a fuoco lento tutti i nostri sogni bernbachiani quando parliamo di tasse con il commercialista, quando dobbiamo mettere mano a un nuovo preventivo, quando stiamo valutando di lasciare un lavoro insoddisfacente o quando il lavoro, più o meno soddisfacente, ha deciso di lasciare noi, e quindi di aprire partita IVA e diventare copywriter freelance.
Fare una stima sulle RAL effettive così come sulle diverse quotazioni per singolo servizio offerto dai copywriter freelance, oggi è molto difficile per almeno tre motivi.
- Intanto perché non esiste un ordine e albo dei copywriter, pertanto qualsiasi tariffario fisso sarebbe giudicato illegale dall’Antitrust.
- Perché la parola copywriter oggi è diventata un po’ come il dé livornese, abbraccia tantissime sfumature espressive e servizi professionali, su cui è necessario fare chiarezza anche passando dalle relative quotazioni.
- E poi ci sono persone, contesti e committenti che cambiano sensibilmente il valore delle stesse ore di lavoro e dello stesso identico servizio. Ci sono copywriter freelance di Milano e copywriter di Caltanissetta; copy senior e copy junior; copy che arrivano da agenzie, grosse, medie, minuscole e copy che arrivano da aziende; copy con esperienze internazionali e copy appena usciti dallo IED. Le storie sono tante, abbiamo anche provato a raccontarne qualcuna raccogliendo testimonianze e piccole riflessioni sul tema. Questa per esempio è la storia di una copywriter freelance di provincia (se vuoi aggiungere la tua inviacela a info@aicopy.it).
Le storie, e persino i singoli progetti dello stesso copy, cambiano cambiando le quotazioni. Questo non è un male, ma sarebbe utile per tutti, soprattutto per chi vuole o sta per diventare copywriter freelance, avere dei parametri indicativi di riferimento al di sotto dei quali non scendere mai, pena la retrocessione di questa professione a puro hobby personale. Perché la sensazione molto spesso è che ancora troppe volte i nostri servizi siano sottopagati o comunque non valorizzati in maniera adeguata.
Purtroppo la sensazione diventa ancora più concreta leggendo questa riflessione di Marco Faccio, direttore creativo e presidente di A.I.Copy, a proposito di copywriter freelance:
“Sempre più spesso le grandi agenzie e quelle medie si trovano ad avvalersi dell’operato di freelance. Questo, talune volte, accade per assenza di determinate competenze specifiche all’interno dell’agenzia, ma per la maggior parte delle volte è semplicemente frutto di carenza di personale interno.
La crisi che affligge l’Italia ormai da più di un decennio ha sdoganato l’uso continuativo di risorse esterne, decisamente più “flessibili” e meno dispendiose di quelle interne. La stessa crisi ha “liberato” molte figure professionali sul mercato aumentando in modo impressionante l’offerta e la qualità della stessa permettendo alle agenzie di organizzarsi in modo assai diverso che in passato. Molti freelance vivono da anni senza clienti diretti, dipendendo totalmente dalle agenzie con cui collaborano.
Gli ultimi due anni hanno, se è possibile, incrementato ulteriormente l’impegno dei free da parte delle agenzie. Infatti lo smart working ha favorito la delocalizzazione del lavoro e abbattuto le barriere fisiche e di integrazione delle squadre di lavoro.Oggi quando si è con l’acqua alla gola si chiama un freelance o una coppia di freelance per affrontare un lavoro inatteso o una gara alla quale non si riesce a far fronte dal punto di vista organizzativo con le sole forze dell’agenzia. Purtroppo tutto ciò avviene spesso senza regole d’ingaggio precise e alle volte, ribaltando sui freelance il rischio d’impresa. Questo, ovviamente, non è un atteggiamento né accettabile né etico.”
Quindi, se vogliamo davvero iniziare un percorso verso il giusto riconoscimento, anche economico, del mestiere di copywriter freelance, una risposta alla domanda “quanto guadagna un copywriter freelance?” dovremmo scrivercela da soli. Del resto è una cosa a cui siamo abituati. E se siamo in tanti riusciremo a fare una fotografia accettabile non solo di quanto valorizziamo la nostra professione, servizio per servizio, ma anche della qualità della nostra vita. Perché dietro ogni quotazione c’è una storia e non possiamo permettere che sia una storia anti-economica, siamo copywriter accidenti!
Per contribuire a questa indagine prenditi una mezz’ora e compila il nostro questionario.